La lingua facchinesca o l’illusione della lingua bergamasca

La lingua facchinesca fu usata fin dalla metà del xv secolo, in un’ampia produzione poetica, teatrale e musicale di cultura trasversale che inscenava un rozzo montanaro. Nel Veneto dove s’era radicato il pluringuismo e nell’Italia centro-settentrionale, il facchinesco procurava l’illusione di un’aut...

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Published inItalies : culture, civilisation, société pp. 105 - 116
Main Author Favalier, Sylvie
Format Journal Article
LanguageItalian
Published Université Aix-Marseille (AMU) 03.05.2021
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Summary:La lingua facchinesca fu usata fin dalla metà del xv secolo, in un’ampia produzione poetica, teatrale e musicale di cultura trasversale che inscenava un rozzo montanaro. Nel Veneto dove s’era radicato il pluringuismo e nell’Italia centro-settentrionale, il facchinesco procurava l’illusione di un’autentica parlata bergamasca, giudicata rozza e incomprensibile. Essendo alloglotti gli autori, i buffoni e i destinatari, l’operazione compiuta stava nel riprodurre con grande libertà le sonorità e parte del lessico ricorrendo all’ibridismo linguistico tra bergamasco e madrelingua degli autori e del pubblico: ne risultava una lingua mutevole, capita da tutti e talvolta confusa con il modello imitato.
ISSN:1275-7519
2108-6540
DOI:10.4000/italies.8219