Cicerone e l’oratore tinctus litteris (de orat. 2,85): questioni testuali e stilistiche

L’espressione metaforica sit enim mihi tinctus litteris usata da Antonio nel dialogo de oratore (2,85) a proposito di un suo possibile allievo di oratoria, viene generalmente intesa come esortativa, ma Antonio disdegnava gli studi teorici e culturali, basando invece la sua scuola sulla pratica foren...

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Published inCiceroniana on line (2017) Vol. 1; no. 1
Main Author Francesca Boldrer
Format Journal Article
LanguageGerman
Italian
Published Università degli Studi di Torino 18.05.2017
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Summary:L’espressione metaforica sit enim mihi tinctus litteris usata da Antonio nel dialogo de oratore (2,85) a proposito di un suo possibile allievo di oratoria, viene generalmente intesa come esortativa, ma Antonio disdegnava gli studi teorici e culturali, basando invece la sua scuola sulla pratica forense. Sembra perciò opportuna una interpretazione diversa di sit e dei seguenti congiuntivi in senso concessivo (“ammettiamo che io abbia un allievo impregnato di letteratura”), cui si contrappone nella proposizione successiva l’annuncio da parte di Antonio del suo metodo pratico (fut. temptabo). Inoltre il nesso tinctus litteris è stato oggetto di varie interpretazioni riduttive nel senso di una media o scarsa cultura: più probabilmente indica invece una cultura profonda, corrispondente al diffuso ma prosaico sinonimo imbutus litteris. Il termine tinctus sembra alludere inoltre a Lucrezio, poeta (valorizzato da Cicerone) che utilizza spesso tingo, ed implica una metafora cromatica positiva e raffinata. In sintesi l’oratore tinctus litteris, poco apprezzato da Antonio ma comunque accolto nella sua scuola, sembra il ritratto di Cicerone da giovane, che in effetti era stato un suo allievo letterato ed impegnato per tutta la vita a nobilitare l’oratoria sul piano stilistico più dei suoi maestri.    The metaphorical expression sit enim mihi tinctus litteris used by Antonius in the de oratore dialogue (2,85) about one of his aspiring students, is generally understood as an exhortation, although Antonius disdained theoretical and cultural studies, preferring to base his school on forensic practice instead. Sit therefore requires a different interpretation, one that steers the subjunctive mood into its concessive sense (“let’s admit that I have a student steeped in literature”), which is offset by the next sentence where Antonius announces his practical method (temptabo). Moreover, various interpretations of the collocation tinctus litteris diminished its meaning to that “of an average or poor culture”, whereas it most probably indicates quite the contrary, as it reflects the widespread but prosaic synonym imbutus litteris. In addition, the word tinctus seems to allude to Lucretius – a poet (well known by Cicero) that often uses tingo – and constitutes a positive and refined colour metaphor. In summary, the orator tinctus litteris, little appreciated by Antonius but still welcomed at his school, seems to be the portrait of the young Cicero, who really had been his student, a literate scholar committed for life to the ennoblement of the oratory style to a greater extent than his masters.
ISSN:2532-5353
2532-5353
DOI:10.13135/2532-5353/2206